Abruzzo pasta zuppe e vellutate

La prima nebbia d’autunno, la raccolta delle olive e la zuppa di fagioli

18 Ottobre, 2016
La prima
nebbia d’autunno, avvolge nel suo manto lattiginoso la campagna.
Nella calma del paesaggio quasi spoglio, tutto è pronto per l’inverno che
verrà. 

Ma prima del lungo sonno ristoratore, prima che la vitalità della natura
diventi sotterranea ed invisibile,  c’è
ancora una cosa da fare, raccogliere le olive.  

Nella tradizione
agricola abruzzese questo è  l’ultimo
raccolto dell’anno.
Un
rituale che porta con sé quel pizzico di  malinconia per la bella stagione che se ne và,
rallegrata dal piacere  di lavorare  ancora una volta insieme all’aria aperta.
Arbusto  secolare e sempreverde , tipicamente
mediterraneo, l’ulivo ama i climi miti e prolifica sui declivi dolci che
degradano verso il mare.

Mi è sempre
piaciuto ammirare, dall’alto delle mie colline, l’eleganza discreta e timida
delle sue foglioline dal risvolto argentato che  spiccano in contrasto col la ruvidezza
bitorzoluta dei tronchi.

Sembra quasi che correndo giù dolcemente, le file
allineate degli ulivi, si tuffino nell’azzurro del mare !

Il grande artista Van
Gogh , ha dedicato diverse  tele agli
uliveti. 

Pennellate espressive e vitali, evocative della loro essenza
spirituale , di quel  “mormorio intimo ed
antico” : 

Il fogliame argento antico che
inverdisce contro l’azzurro.
 E la terra arata color arancio di una tale
delicatezza e raffinatezza.
 Intendo dire che il mormorio di un uliveto ha
qualcosa di molto intimo,

 immensamente antico.
 E’ troppo bello perché io osi
dipingerlo o possa concepirlo”. 
 

Scriveva al fratello, in
una delle  sue lettere. 

 Vincent Van Gogh , Uliveto con cielo azzurro –  Saint-Rémy 1889
Il lavoro d’estrazione
dell’olio dai frutti degli ulivi, avviene ancora oggi  in maniera tradizionale in piccoli frantoi
perlopiù  a conduzione familiare, grazie
alla maestria dei frantoiani, orgogliosi di tramandare di generazione in
generazione un mestiere ed una  cultura
profondamente radicata .

Io ricordo ancora
l’allegria festosa del piccolo frantoio di famiglia.  

Ci sono cresciuta con l’odore
caratteristico delle olive appena raccolte.

Nei miei ricordi, occupa un posto molto speciale quel vecchio  frantoio che per due
mesi ininterrotti macinava le olive. 

Mi sembra di sentirlo ancora il piacevole  rumore delle macine in movimento, il profumo dell’olio extra vergine d’oliva nel vicoletto e l’allegria dei contadini che, orgogliosi, assistevano tutto il
processo di lavorazione, assaggiando il frutto del loro raccolto col pane  ed un buon bicchiere di vino.


Ogni volta che torno in paese in questo periodo ho l’impressione di scorgere ancora, tra la nebbiolina
autunnale, le sagome dei frantoiani, dei sacchi da scaricare, delle piccole foglie scappate dai sacchi, accantonate ai bordi del vicolo.
E
ripenso a me bambina, alle torte di mele e alle crostate che mia madre
preparava e portava insieme al caffè, a loro che lavoravano giorno e
notte, con quell’allegria di chi ama le tradizioni e non sente la
fatica. 
E non posso neppure non
tornare con la mente alla casina arancione dei miei nonni, ai loro ulivi
centenari, alle olive che ho visto raccogliere dalle loro mani, come
adesso non si fa più, arrampicati su piccole scale di legno, fino
all’imbrunire. 
Piaceva anche a me arrampicarmi sulla scala e ci rimanevo
male quando invece mi assegnavano il posto vicino alla mia bisnonna  “piccolina” di statura,  seduta  per terra,  a raccogliere le olive cadute. 
E, al
ritorno dai campi, il lavoro non era finito.
Nel granaio si separavano le foglie dalle olive a mano, con un grosso defogliatore artigianale  a forma di umbuto che mio nonno stesso aveva costruito e che a me piaceva fare ondeggiare,  di qua e di là.  
Infine, via, finalmente le olive finivano nei
sacchi.
E quando io chiedevo al
nonno – ma dove sta l’olio – che non vedevo in un fruttino così piccolo che se  mangiato non “sapeva” affatto d’olio, lui ne spremeva qualcuno con forza tra le dita e
mi faceva “sentire” proprio quella consistenza oleosa che io non immaginavo.


Sono passati diversi anni da allora, ma per me è come se fosse ieri.

La tradizione della coltura e
della  raccolta delle olive
nella mia regione è fortemente radicata, tanto che il nostro olio extra
vergine d’oliva è di qualità eccellente e DOP.
Purtroppo però capitano anche annate come questa, non  proficua per le olive; ce ne sono
poche e quindi anche l’olio nuovo  sarà poco. 


Io credo che in questo periodo dell’anno, quando tutto riposa apparentemente addormentato, non c’è
niente che scaldi di più del piacere  di stare a casa e delle  buone
zuppe fumanti condite con l’olio nuovo.
Infatti è proprio una zuppa, delle più tradizionali, che ho abbinato a questo racconto, all‘olio nuovo appena spremuto dal sapore inconfondibile :

 la zuppa di  fagioli e maltagiati
Ingredienti :


per 4 persone
300 g di fagioli borlotti freschi
(o 200 g di fagioli secchi)
1/2 cipolla bionda
1 carota
1 gambo di sedano
1/2 spicchietto d’aglio
100 g di pomodori rossi maturi
(o 100 g di passata home made)
1 foglia di alloro
1 rametto di rosmarino
4 cucchiai di olio evo nuovo
sale e pepe
150 g di pasta fresca all’uovo
Come si fa 
Se usate i fagioli secchi, metteteli in ammollo per circa 12 ore coperti di acqua fredda.
Affettate sottilmente la cipolla, la carota ed il sedano e fateli
rosolare ed appassire a fuoco dolce  nell’olio evo per 3- 4 minuti ,
aggiungete il pomodoro privato dei semi e tagliato a cubetti e fate
insaporire ancora un minuto, aggiungete la foglia di alloro e qualche
ago di rosmarino  tagliuzzato con le forbici; infine aggiungete i
fagioli ammollati e scolati  o quelli  freschi e lasciate insaporire
ancora per 3-4 minuti.
Aggiungete  1,5 litri di acqua calda, aggiustate di sale , aggiungete
pepe a piacere  e fate cuocere per circa 1 ora e 30 minuti o finchè i
fagioli non risulteranno teneri.
Tagliate la sfoglia fresca all’uovo a piccoli rombi e fatela cuocere il tempo necessario, insieme ai fagioli ormai pronti.
Impiattate, guarnite con un filo di olio evo nuovo, alcuni aghi di
rosmarino freschi tagliuzzati, peperoncino fresco piccante a piacere  e
servite ben calda la vostra minestra di fagioli.
Nota : per una consistenza più densa, prelevate 1 -2 cucchiaiate di
fagioli cotti, schiacciateli con i rebbi di una forchetta e riunite alla
zuppa.

L’autunno, i suoi colori, i suoi
profumi ed i suoi rituali, quelli più belli , tutto questo per me rappresenta
questa stagione di confine, nella mia
terra che io infinitamente amo.

Happy autumn to every one !
Patrizia

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6 Comments

  • Reply Simona Nania 18 Ottobre, 2016 at 2:39 pm

    Bellissimo il racconto ed anche le immagini e buonissimaa ricetta insomma …👍

  • Reply zia Consu 18 Ottobre, 2016 at 7:07 pm

    Non sai come mi sono sentita a casa in queste tue parole ed emozioni 🙂 La frangitura delle olive ha sempre segnato un nuovo inizio nella mia famiglia ed è bellissimo percepire quest'amore nel tuo racconto.
    La ricetta è una vera coccola 🙂

    • Reply wp_11190763 24 Ottobre, 2016 at 2:54 pm

      I ritmi della natura hanno sempre tanto da insegnare, anche nei periodi come questi, quando tutto sembra apparentemente fermo, in attesa dell'inverno.
      Un abbraccio Consu e grazie…

  • Reply mughetti fresie e tuberose 19 Ottobre, 2016 at 7:30 am

    Toccante il racconto, sono tornata indietro con gli anni a quando da bimba andavo nella campagna pescarese ad ammirare nonni e aiutanti a raccogliere l'oro della loro campagna.
    Buon autunno
    Nadia

    • Reply wp_11190763 24 Ottobre, 2016 at 2:55 pm

      Buon autunno anche a te Nadia.. siamo conterraneee quindi, che bello !
      Grazie per essere passata di qua e per le tue parole 🙂

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